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PREMESSA

Le tecnologie si sono evolute nel tempo e questo ha aumentato la continuità del flusso di informazioni a cui è sottoposto l’utente e rende ancora più labile il confine tra tempo libero e tempo di lavoro.

Le tecnologie sono sicuramente efficienti, pratiche, rapide e ovviamente utili ma possono essere causa di stress.

CHE COSA SI INTENDE PER TECNOSTRESS

Lo stress provocato dall’uso smodato delle nuove tecnologie, che può avere gravi effetti collaterali sul fisico e sulla psicologia dell'individuo, oltre condizionarne la sfera emotiva, viene definito tecnostress.

Lo psicologo americano Craig Brod (1984) definisce il tecnostress come:

Un disagio causato dall’incapacità di affrontare le nuove tecnologie del computer in modo sano. Si manifesta in due modi distinti: nello sforzo di accettare la tecnologia informatica e, nella forma più specifica di iper-identificazione con la tecnologia informatica.

Un ulteriore contributo alla definizione è stato fornito da Weil e Rosen (1997), secondo cui il tecnostress include anche l’insieme di atteggiamenti, comportamenti e disagi a livello fisico e a livello di psicologia che sono causati in modo diretto o indiretto dalla tecnologia.

 

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GLI EFFETTI DEL TECNOSTRESS

Negli anni, vari studiosi si sono occupati del tema del tecnostress, evidenziando le ricadute negative sullo stato psicofisico degli individui: senso di impotenza sul controllo del tempo e dello spazio personale, ansia, sovraccarico di informazioni provenienti da fonti diverse, fino alla riduzione della fiducia e del confort nell’uso delle tecnologie digitali. La ricerca sugli effetti del tecnostress è ancora piuttosto giovane ed i risultati sono tutt’altro che sedimentati.

L’utilizzo delle tecnologie può causare ansia e tensioni: ciò dipende dalla predisposizione individuale verso le tecnologie, ma non solo. L’uso delle ICT può causare stress anche per via della sensazione di perdita di controllo oltre il tempo e lo spazio dovuta alla connettività costante e/o al sovraccarico cognitivo. Il fenomeno del cosiddetto sovraccarico cognitivo (information overload) – si verifica quando si ricevono troppe informazioni, per esempio sul luogo di lavoro, per riuscire a prendere una decisione coerente sulla quale focalizzare la nostra attenzione. 

IL TECNOSTRESS E LE AZIENDE

Nel 2007, con una sentenza della procura di Torino, il tecnostress è stato riconosciuto come malattia professionale, le cui sintomatologie sono facilmente individuabili: ansia, attacchi di panico, nervosismo ed irritabilità, difficoltà di concentrazione, insonnia, mal di schiena, mal di testa, dolori cervicali. Le conseguenze del tecnostress incidono sulla qualità della vita con effetti sul fisico e sulla psicologia della persona, pregiudicando l’efficienza sul lavoro dei soggetti utilizzatori ed hanno gravi conseguenze economiche e gestionali per le imprese.

L’esempio di Fabio Falzea (Microsoft)  non potrebbe essere più calzante: “se un computer è sotto sforzo prolungato, c’è il rischio che il sistema si blocchi. Allo stesso modo, una persona che utilizza la tecnologia a ritmi serrati, in modo simultaneo e per molte ore al giorno, senza le necessarie pause e scelte di priorità, rischia un livello di stress tale che lo mette in condizioni di essere inefficace”.

 

Molti imprenditori hanno partecipato ad una indagine su "Le professioni più tecnostressanti" condotta da Netdipendenze, associazione no profit  nata con l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica sui rischi di videodipendenza e patologie correlate (tecnostress, information overload, disturbi comportamentali)

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I risultati del questionario indicano che ai primi, non invidiabili, tre posti tra i lavoratori più tecnostressati troviamo:

- gli operatori Ict (Information and communication technology, progettisti e amministratori di reti) con 12,5 ore di media al giorno davanti ai monitor e informazioni da gestire velocemente;

- i giornalisti, specialmente quelli che gestiscono l’informazione via web, con 12,1 ore di media davanti a schermi di computer e televisori;

- gli operatori finanziaricon 11 ore di media tra computer e telefono cellulare che permette di essere sempre collegati con la posta elettronica).

Posizionati meglio, rispetto a quanto si sarebbe immaginato, i lavoratori dei call center con una media di “sole” 6,6 ore tra computer e telefono.

Un’altra categoria di lavoratori a rischio tecnostress è quella che comprende i lavoratori da remoto in qualsiasi ambito lavorativo.Un nuovo concetto che si affianca al lavoro da remoto è lo «smartworking».

Lo «smartworking», o lavoro agile, è una modalità flessibile di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato allo scopo di incrementare la produttività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

Questa nuova forma di lavoro può in certi casi rendere ancora più difficile la «disconnessione» . Innanzitutto l’ambiente di lavoro non è più confinato ad un ufficio, bensì l’individuo può svolgere le proprie attività lavorative anche in ambienti che sono normalmente adibiti al risposo.

E’ stato definitivamente approvato il 16 Maggio 2017 il disegno di legge relativo allo smartworking, nello specifico alle misure di tutela volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato. Rispetto alla sicurezza sul lavoro:

  • Il datore di lavoro deve garantire la salute e la sicurezza del lavoratore e consegnare con cadenza almeno annuale un’informativa scritta nella quale sono individuati i rischi generali e i rischi specifici relativi al lavoro svolto;
  • Il lavoratore è tenuto a cooperare all’attuazione delle misure di prevenzione predisposte dal datore di lavoro.

 

VALUTAZIONE DEL RISCHIO TECNOSTRESS E MISURE DI PREVENZIONE

Per una esatta valutazione del rischio tecnostress è necessario identificare la presenza di questo specifico rischio all’interno dell’area dello stress lavoro correlato regolamentato in Italia dall’ art. 28 del  D. Lgs 81/2008. Quali possono essere alcune azioni da mettere in atto per una corretta valutazione di questo rischio?

Il primo passo da compiere è cercare di capire, soprattutto confrontandosi con professionisti esperti, se nella propria organizzazione aziendale sono presenti sintomi di tecnostress.

In caso positivo è opportuno allargare l’indagine ai ruoli professionali coinvolti, alle lavorazioni svolte e ai loro modi e procedure e agli ambienti di lavoro. E’ necessario costruirsi un modello di identificazione e valutazione che sia corretto e oggettivo. (uno strumento metodologico riconosciuto non è esistente)

Il secondo passo da compiere è attivare un discorso serio di prevenzione del rischio tecnostress in azienda, sia attraverso azione di informazione generale sul tema e di formazione all’uso specifico delle nuove tecnologie e alla gestione dello stress; sia con la creazione di momenti/luoghi/ iniziative finalizzate ad alleviare lo stato di stress ai lavoratori.

Il rischio tecnostress va valutato, altrimenti si applica la violazione

della norma che prevede l’arresto o l’ammenda”.

Raffaele Guariniello, Pubblico ministero presso la Procura di Torino, 2007.

“INAIL è in linea per prevenire le nuove malattie professionali

come il Tecnostress lavoro correlato”.

Giuseppe Lucibello, Direttore generale INAIL., 2013.

 

Corsi di Formazione:

TECNOSTRESS: IL RISCHIO DI IMPRESA DEL TERZO MILLENNIO. CONOSCERLO PER PREVENIRLO E AFFRONTARLO

Se se interessato alla prossima edizione clicca qui per consultare il calendario.

 

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